La cultura dei paparazzi è ormai parte integrante e controversa dei media e della stampa occidentali: non c'è giorno in cui non si consumino in gran quantità foto o video di celebrità immortalate per strada o in pose e circostanze provate - nella presunta vita reale. Ma come è nata questa cultura, e perché si usa un termine italiano per chiamare i fotografi che registranopersonaggi famosi nei loro momenti di intimità?
La risposta a entrambe le domande è la stessa e, come rivela un interessante video del canale NerdWriter, risale all'Italia del dopoguerra, più precisamente alla Roma degli anni Cinquanta, quando il cinema del Paese stava diventando uno dei più importanti e popolari al mondo e la città iniziava a fare da scenario a grandi produzioni.
Le foto scattate dai paparazzi alimentano ancora oggi la stampa e i media di tutto il mondo.
Fotografi in attesa di celebrità fuori da un locale notturno a Roma nei primi anni '60
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Con l'affermazione del movimento noto come Neorealismo italiano nella seconda metà degli anni Quaranta - da cui sono nate grandi opere come "Roma città aperta" di Roberto Rosselini e "Ladri di biciclette" di Vittorio de Sica - il cinema italiano è diventato il più interessante al mondo in quel periodo. Con questo, il famoso studio Cinecittà, aperto a Roma negli anni Trenta, durante laBenito Mussolini, per la realizzazione di produzioni nazionaliste e fasciste, potrebbe essere riaperto - per poi realizzare non solo il bel fiore della produzione italiana, ma anche di Hollywood.
Guarda anche: Giornata Nazionale del Rap: 7 donne da ascoltareIl basso costo della manodopera, le immense dimensioni degli studios e il fascino della città stessa fecero della capitale italiana uno dei centri più effervescenti del cinema mondiale degli anni Cinquanta, creando così il contesto ideale in cui la cultura dei paparazzi sarebbe emersa nei fatti e si sarebbe moltiplicata in modo inevitabile.
Il fotografo Tazio Secchiaroli, considerato il primo paparazzo, che ha inaugurato la cultura a Roma
Foto di Anita Ekberg, scattata da Secchiaroli nel 1958: una delle prime della cultura dei paparazzi
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È qui che sono state girate grandi produzioni come "Quo Vadis" e "Ben-Hur", ed è qui che sono venuti a Roma i personaggi più famosi del cinema mondiale. Attrici, attori e registi circolavano lungo la famosa Via Veneto, così come nei ristoranti e nelle feste più trendy della capitale italiana.
In questo contesto, in un'Italia ancora scossa dal punto di vista economico e in lenta ripresa dalla guerra, i fotografi di strada, che prima si guadagnavano la paghetta immortalando i turisti davanti ai monumenti antichi, iniziarono a registrare l'andirivieni di nomi come Audrey Hepburn, Elizabeth Taylor, Brigitte Bardot, Grace Kelly, Sophia Loren, Clint Eastwood e tanti altri - oltre a fotografare momenti intimi edi tali artisti, per vendere le immagini ai giornali in Italia e nel mondo.
Brigitte Bardot a Roma, davanti ai fotografi alla fine degli anni '50
Clint Eastwood in skateboard per le strade di Roma durante il film "La vita di un uomo".
Elizabeth Taylor, a cena accanto al milionario Aristotele Onassis, a Roma, 1962
-La linea di abbigliamento anti-paparazzi promette di rovinare le foto e garantire la privacy
Non a caso, uno dei punti più importanti in questa genesi della cultura dei paparazzi è il film "La dolce vita", capolavoro di Federico Felini, che ritrae proprio questo contesto. Nella storia, uscita nel 1960, Marcello Mastroianni interpreta il personaggio di Marcello Rubini, un fotografo specializzato in storie sensazionali che coinvolgono celebrità - come l'attrice americana Sylvia Rank, interpretata da AnitaConsiderato uno dei grandi film della storia del cinema, in "The Sweet Life" il fotografo si ispira indirettamente a Tazio Secchiaroli, riconosciuto come il primo fotografo della storia del cinema. paparazzo del mondo.
Nel film di Fellini, uno dei personaggi ha proprio questo soprannome, che oggi viene usato praticamente in ogni lingua e paese per descrivere questa professione controversa e popolare: il personaggio di Mastroianni si chiama Paparazzo. Secondo Fellini, il nome è una corruzione della parola "papataceo", che dà il nome a una zanzara grande e fastidiosa.
Marcello Mastroianni e Anita Ekberg in una scena de La dolce vita di Fellini
Walter Chiari, nella foto accanto ad Ava Gardner, insegue Secchiaroli a Roma nel 1957